MADiSON è l’ultimo di una lunga serie di orrori psicologici in prima persona, che segue le orme di giochi come Outlast, P.T e Amnesia. Gli sviluppatori Bloodious Games sono stati chiaramente ispirati da alcuni di questi titoli e, per la maggior parte, hanno fatto un ampio lavoro di confronto con loro, ma in altri forse hanno perso un po’la palla.

MADiSON si apre con te, il giocatore, che ti svegli nella tua camera da letto nei panni di Luca, confuso, disorientato, e si chiede perché tuo padre bussa alla porta, urlandoti per qualcosa che hai fatto. È un inizio snervante per un gioco pieno di paure da salto, tensione e il pensiero in fondo alla tua mente che non sei solo.

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Giocando nei panni di Luca ti ritroverai ad attraversare la casa dei tuoi nonni, alla disperata ricerca di ricostruire cosa è successo, cosa hai fatto e perché la casa è vuoto e pieno di immagini inquietanti, disegni e stanze che prima non c’erano e che cosa significano effettivamente le allucinazioni di cui soffri.

Man mano che avanzi ti imbatterai in vari oggetti utili , dai martelli alla fidata fotocamera che diventerà il tuo migliore amico e il tuo peggior nemico, e altro ancora che finirà per essere la risposta a un enigma che potresti non aver ancora incontrato.

MADiSON – Un simulatore di fotografia demoniaca

Il gioco non è particolarmente lungo, uno dei trofei si vanta anche di questo, premiandoti per aver battuto il gioco in meno di due ore e mezza, ma cosa fa non resta che tessere una storia tortuosa, allettante e interessante che ti dà tanto quanto ti permette anche di riempire alcuni spazi vuoti. Mettere insieme gli omicidi, le mutilazioni e i rituali del passato perpetrati da Madison Hale nel 1987 sembra solo portare più domande e, alla fine, non tutto trova risposta, il che è sia una mossa frustrante, ma anche buona, in quanto ci consente , i giocatori, per riempire e collegare i punti tra Luca, Madison Hale e Blue Knees.

Una delle decisioni migliori da parte degli sviluppatori è stata quella di non tenerti la mano mentre giochi, tu’ho dato lo strano accenno di un’immagine rozzamente disegnata da Luca di tanto in tanto, ma ci sono pochissime istruzioni dirette, specialmente per quanto riguarda i puzzle, e questo è un enorme vantaggio perché i puzzle sono ben realizzati e in armonia con il ambientazione del gioco.

Ci sono alcune sezioni seriamente snervanti, soprattutto all’inizio, essere nel seminterrato mentre si ascolta una registrazione della polizia è una delle più belle, ma il gioco diventa un po’prevedibile con le sue jump spaventa a metà, e c’è un intero ch urch con una sorta di”capo”che va e viene senza essere ricostruito o referenziato dopo, quasi come se fosse stato gettato dentro come un ripensamento.

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In un gioco come questo, il sound design e l’ambiente stesso sono sempre le massime priorità, a parte lo strano rumore di fondo riciclato di un’apertura di una porta, è apparso come un gioco molto amato e ben realizzato con queste due cose in mente, e l’idea di gioco di usare la tua fotocamera come fonte di luce, meccanismo di difesa e uno spettatore in altri mondi è stata un’ottima uno, se non altro, un po’in rifatta su altri giochi al riguardo.

Oltre alla storia principale, il gioco non offre molto altro; una difficoltà più difficile, alcuni oggetti da collezione sotto forma di fotografare immagini rosse e blu in varie località e questo è tutto. Una volta che ci hai giocato una volta, il gioco perde un po’del suo fascino, ma questo si può dire per qualsiasi horror in prima persona, quindi non va a scapito di MADiSON.

MADiSON è stato recensito su PS5 con un codice fornito da Bloodious Games.

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